«Un’opera d’arte, prima di essere tale è un’idea; cogliere l’idea pura che l’ha generata, interiorizzarla prescindendo dall’oggetto, farla vivere di forme e colori concettuali nell’immaginazione è possibile per tutti, vedenti e non. Cieco non è chi non vede, ma chi non riesce ad immaginare» scrive la Prof.ssa Giuseppina Simili, Presidente onorario dell’Associazione Museum.
L’Associazione di volontariato Museum – ODV (http://www.assmuseum.it/), iscritta nel registro del Volontariato della Regione Lazio, Sez. II Servizi Sociali (D.R. 2325/94) e Sez. Cultura (D.R. 2324/94), consociata con l’U.I.C. (Unione Italiana Ciechi) è impegnata nell’organizzazione di percorsi museali, attività e laboratori artistici per persone ipovedenti e non vedenti, troppo spesso escluse da una libera fruizione del mondo dell’arte. La CdA Ortottisti ed Assistenti in Oftalmologia di Roma e provincia ha intervistato la Dott.ssa Maria Poscolieri, Presidente dell’Associazione di volontariato Museum.
Com’è nata l’Associazione e quali sono gli obiettivi che si prefigge?
L’Associazione è nata nel 1994 per desiderio e volontà della Professoressa Giuseppina Simili, una donna dalla grande sensibilità che è stata Presidente dell’Associazione fino a poco tempo fa. La Professoressa Simili, amante dell’arte e della sua storia, si era resa conto che l’arte era assolutamente preclusa alle persone portatrici di disabilità in generale, fosse essa visiva, uditiva, psicologica o motoria.
Ha iniziato contattando il Museo Pietro Canonica e il Museo di scultura antica Giovanni Barracco e poi i Musei Capitolini, cercando di stimolare le varie direzioni ad aprire le porte alle visite tattili per le persone con disabilità visiva.
Il percorso museale iniziava con la visita tattile su opere scultoree scelte in accordo con la direzione didattica e si concludeva con dei laboratori tattili dove le persone potevano riprodurre con l’argilla l’immagine mentale che si erano creati dopo aver toccato le opere ed averne ascoltato l’illustrazione fatta dai volontari dell’Associazione. Questi laboratori hanno permesso a molte persone di continuare a vivere il mondo dell’arte attraverso la creta e l’argilla, potenziando il tatto e la creatività. Nel tempo si è ampliata la rete di musei che ci ha concesso l’accesso, il lavoro è proseguito per molti anni e molti musei hanno dato la possibilità di conoscere l’arte attraverso le visite tattili.
Oltre ai percorsi tattili rivolti alle opere scultoree, organizzate anche visite legate all’illustrazione dei dipinti?
Sì. Chiaramente per le persone non vedenti la scultura consente più facilmente di conoscere l’opera, tanto più se è un tutto tondo. Hanno la possibilità di assimilare meglio le misure, l’altezza, la struttura, l’espressione di un volto. Tanti particolari che a volte alle persone vedenti sfuggono.
Nel caso della pittura il discorso è più complesso. Abbiamo iniziato a programmare visite utilizzando delle tavole realizzate in rilievo sulla base del disegno del dipinto in esame. Nella Pinacoteca dei Musei Capitolini sono tuttora presenti quattro opere in rilievo, altre si possono trovare presso il Museo Bilotti e alla Galleria Nazionale di Roma, tutti supporti tattili realizzati in termoform. I disegni in rilievo consentono alla persona non vedente di percepire e conoscere iconograficamente l’opera d’arte. Carpire i particolari dell’opera attraverso il tatto è importante, ma non è sufficiente. Il colore, l’atmosfera, la profondità, la prospettiva, sono tutti elementi piuttosto complessi per una persona che non vede. In genere usiamo pochi quadri, tre o quattro al massimo. Al disegno in rilievo uniamo la musica, brani di letteratura, poesie, stoffe particolari che possono aiutare ad immaginare quelle presenti nel dipinto, fiori, profumi… Viene fatta una scelta meticolosa delle opere da utilizzare, in modo da consentire alle persone di poter carpire l’essenza del quadro utilizzando tutti gli altri sensi.
Il nostro compito è quello di aiutare le persone non vedenti a creare un’immagine mentale dell’opera che stiamo illustrando, un’immagine ricca di elementi iconografici ma anche di emozione.
L’arte ha un ruolo fondamentale nella vita di ognuno di noi, l’esperienza però cambia quando la disabilità visiva è congenita. Penso ai bambini che a causa della disabilità visiva non hanno mai avuto modo di approcciarsi ai colori… Come procedete in questi casi?
Cerchiamo di evocare l’immagine mentale del colore che il bambino non vedente non ha mai potuto percepire attraverso l’utilizzo del tatto. Se decidiamo ad esempio di fargli percepire il colore rosso vivo gli facciamo toccare un cartone ruvido, mentre per il bianco optiamo per una superfice liscia…
Nel corso dei laboratori abbiamo coinvolto i bambini nella realizzazione di opere, disegni ed esperienze tattili. Ci siamo resi conto che molto spesso i bambini non vedenti non erano stati educati all’esperienza tattile, non riuscivano a manipolare l’argilla, si bloccavano… Sia per i bambini ipovedenti che per i non vedenti è fondamentale lavorare sul tatto fin da piccoli, ma non sempre questo senso viene stimolato e sviluppato con continuità. Invitiamo spesso i genitori a partecipare con i figli ai nostri percorsi museali e ai laboratori, purtroppo le famiglie che partecipano sono una minoranza, ma speriamo possano aumentare.
Quali sono i progetti in programma e com’è cambiato il vostro lavoro in questo periodo di pandemia?
Purtroppo questo periodo ha bloccato le visite e i laboratori. Quando hanno riaperto a settembre e ottobre abbiamo realizzato alcune visite tattili, ma poi si è chiuso di nuovo tutto. Speriamo che la riapertura dei musei possa consentire anche alle persone con disabilità di proseguire le attività interrotte con la pandemia.
In tutto questo periodo, particolarmente difficile per le persone affette da disabilità visiva, abbiamo continuato a stimolare l’immaginazione dei nostri utenti. In sinergia con l’Unione Italiana Ciechi, abbiamo creato delle “Conversazioni sull’arte”, incontri su Zoom e telefonate in cui abbiamo descritto passeggiate artistiche in giro per Roma, il racconto della vita degli artisti e delle loro opere d’arte.
Van Gogh, Renoir, Matisse e Goya sono solo alcuni esempi di artisti che non si sono fermati di fronte alla propria disabilità. L’Associazione Museum consente a molti adulti di mantenere un continuum spazio temporale con le immagini artistiche che hanno lasciato un’impronta nei loro cuori e nelle loro menti. Ci sono state persone che hanno ritrovato uno slancio creativo dopo aver frequentato i vostri eventi? C’è un’esperienza in particolare che vuole condividere?
Durante i laboratori e le visite ai musei abbiamo sempre stimolato le persone a partecipare con continuità.
Lucilla D’Antilio, diplomata in Grafica e Industrial Design, ha lavorato per molti anni presso l’Istituto Statale d’Arte a Roma ma una volta diventata cieca ha abbandonato il mondo dell’arte convinta che non avrebbe più potuto creare niente che valesse la pena d’essere realizzato. I nostri percorsi museali tattili hanno fatto riemergere in lei l’artista che c’era sempre stata. Ha imparato ad esprimersi attraverso l’argilla e il marmo. Insieme ad altre quattro scultrici non vedenti, ha dato vita al gruppo “Mano Sapiens: mani che vedono, che creano” e insieme hanno prodotto diverse attività e mostre. Per loro è stata fondamentale la visita tattile, proprio per far riemergere le abilità creative che credevano di non poter più utilizzare. “I musei sono per noi dei libri di storia dell’arte”, puntualizza Lucilla. Nel 2017, insieme a quattro delle cinque donne appartenenti al gruppo Mano Sapiens e in collaborazione con l’Associazione Culturale Soqquadro, che realizza mostre e gallerie d’arte insieme al gruppo, è stata realizzata un’esperienza artistica in cui ad ogni artista non vedente veniva affiancato un artista vedente. Ogni coppia, ha realizzato opere tattili che sono state esposte a lungo nel Museo delle Arti e Tradizioni Popolari. Ciascun artista ha contribuito alla realizzazione dell’opera secondo i propri paramentri; mentre l’artista vedente puntava di più sul colore, l’artista non vedente lavorava sull’aspetto tattile. È stata un’esperienza molto bella. Insieme a Lucilla D’Antilio, abbiamo anche portato avanti per tre anni dei corsi; “Vivere l’arte” rivolti agli insegnanti e alle guide turistiche su come spiegare l’arte ai bambini e ai ragazzi nelle scuole, utilizzando diversi metodi e possibilità di approccio inclusivi.
Svolgete anche attività di interscambio culturale rivolte sia alle persone ipovedenti e non vedenti che ai vedenti. Me ne può parlare?
Quello che cerchiamo di organizzare essenzialmente è la visita tattile, collegata ad un laboratorio dove le persone possono esprimere l’immagine mentale che si sono create durante la visita. Abbiamo realizzato anche altri tipi di attività, come Il Teatro al Buio. In quest’esperienza il teatro è rivolto a tutte le persone ed è realizzato da attori vedenti e non. Durante la rappresentazione teatrale, gli spettatori non vedenti venivano bendati. Attorno a loro si muovevano gli attori che illustravano l’opera d’arte attraverso parole, suoni, profumi, tessuti, musica…
Presso la Galleria Nazionale, con l’ausilio del regista e attore Mimmo Valente, sono state realizzate le rappresentazioni teatrali di diverse opere.
Alla fine della rappresentazione le persone vedenti venivano invitate a togliere la benda per osservare il quadro, mentre i non vedenti potevano usufruire di una riproduzione tattile dell’opera. È stato molto interessante ascoltare le esperienze riportate dagli spettatori. Per la maggior parte di loro le immagini mentali evocate dalla rappresentazione coincideva perfettamente con l’opera.
Se dovesse citare due esperienze, quella di un bambino e quella di un adulto che hanno sperimentato il mondo dell’arte attraverso la vostra Associazione, quali citerebbe?
Ricordo l’incontro con un bambino presso la Galleria Nazionale. Quando gli abbiamo fatto toccare la statua di Vulcano il bimbo è rimasto estremamente colpito dalla scultura ed è stato minuzioso nel cercare di carpire i particolari, i minimi dettagli che caratterizzavano il personaggio. Aveva una grande manualità, perciò riusciva molto bene ad interpretare l’opera e a comprenderla nella sua interezza.
Abbiamo organizzato spesso visite tattili con le classi integrate di alcune scuole, portando alunni vedenti e non in un percorso di conoscenza delle opere d’arte, spesso con guide non vedenti.
Per quanto riguarda gli adulti invece, è sempre una grande gioia quando li vediamo assimilare l’opera tanto profondamente da percepirne l’emozione. Ricordo in particolare quando, in occasione della mostra su Frida Kahlo presso le Scuderie del Quirinale, una persona che non conosceva ancora l’artista, si è emozionata quando ha toccato i disegni in rilievo ed ha ascoltato la descrizione accurata dei nostri bravissimi volontari. Ne è rimasta talmente colpita da voler poi approfondire la conoscenza dell’opera e dell’artista. Ci ha ringraziato molto per questa possibilità.
Troppo spesso mostre temporanee di artisti molto interessanti sono precluse ai non vedenti ed è una forma di esclusione che non possiamo accettare. Vivere il mondo dell’arte dovrebbe essere un diritto di tutti.