“Emergenza Covid e diritto al welfare”: il 10 marzo giornata di ascolto delle associazioni per una “nuova alleanza” tra professionisti e pazienti

“Emergenza Covid e diritto al welfare”: il 10 marzo giornata di ascolto delle associazioni per una “nuova alleanza” tra professionisti e pazienti

Professionisti sanitari e mondo delle associazioni dei pazienti fragili e con disabilità uniti per delineare insieme la sanità territoriale dei prossimi anni. È questo uno degli obiettivi del webinar organizzato dall’Ordine dei Tecnici Sanitari di Radiologia Medica e delle Professioni Sanitarie Tecniche, della Riabilitazione e della Prevenzione di Roma e Provincia dal titolo “Voci dalla distanza: emergenza Covid e diritto al welfare. La sfida del territorio”. L’evento è in programma per mercoledì 10 marzo ore 16 su piattaforma Gotowebinar a questo link.

In questi mesi di emergenza Covid molti servizi socio-assistenziali sono andati in crisi. Colpa delle stringenti misure anti contagio ma anche di una macchina gestionale che non sempre è stata all’altezza. Le associazioni che operano nel mondo della disabilità hanno da subito messo in guardia sui rischi conseguenti la sospensione delle attività dei centri diurni e l’attuazione dell’isolamento che, limitando i servizi di assistenza domiciliare, avrebbero potuto indebolire la rete di assistenza per persone con gravissime disabilità o non autosufficienti. Spesso le azioni di risposta e la presa in carico sono state interrotte, compresse e cancellate. Molte persone con disabilità sono così state costrette a casa per mesi senza la possibilità di poter accedere ai servizi e trovare risposte ai loro bisogni di salute. Questa situazione ha aggravato il carico di lavoro delle famiglie e dei servizi residenziali dedicati. Il Covid ha mostrato in maniera evidente quanto una medicina territoriale e i servizi di prossimità territoriale, i servizi domiciliari, siano da considerare obiettivi prioritari non più procrastinabili.

«È giunto il momento che i professionisti sanitari e le persone che chiedono cura inizino a lavorare insieme – spiega Nicola Titta, Presidente della Commissione d’Albo degli Educatori professionali di Roma e tra i promotori dell’iniziativa -. Uno degli obiettivi dell’Ordine TSRM e PSTRP dovrebbe essere quello di rispondere al bisogno complessivo di salute del cittadino. Mi auguro che questo tavolo di lavoro possa diventare un’occasione permanente per poterci vedere, discutere, analizzare, valutare. Il documento finale dev’essere il frutto di questa nuova alleanza per un progetto socio-sanitario e assistenziale al fine di stabilire un "rapporto fiduciario" tra chi offre cure e chi ne è il destinatario primario e secondario delle stesse».

Tra gli ospiti dell’incontro Elena Patrizia Improta, Presidente Onlus Oltre Lo Sguardo, Stefania Stellino, Presidente Angsa Lazio Area Scuola Fish Lazio, Giampiero Griffo, Coordinatore del Comitato tecnico-scientifico dell'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità, Pietro Barbieri, Presidente del Gruppo di Studio sui diritti delle persone con Disabilità CESE (Comitato Economico Sociale Europeo), Laila Perciballi, Referente per le relazioni con la cittadinanza e la promozione dei valori della FNO TSRM PSTRP, Renato Riposati, Presidente CdA nazionale Educatori professionali.

Le parole chiave dell’incontro saranno diritti, ascolto e welfare. Le associazioni illustreranno le situazioni di vita dei pazienti, le condizioni spesso difficili, i bisogni alla luce dell’isolamento delle persone con disabilità e delle loro famiglie, oltre che dei caregiver, dato dalla mancata fruizione e accesso ai servizi dedicati sociosanitari pubblici e privati per arrivare poi alla stesura di una proposta da inviare alla Regione Lazio con un piano di implementazione delle cure di medicina territoriale e di prossimità.

«L’emergenza Covid ha causato tanti problemi – conclude Titta -. Ad esempio, tanti bambini con disabilità hanno avuto l’annullamento dell’insegnante di sostegno, l’impossibilità di avere l’assistenza alla comunicazione e all’integrazione. Alcuni ragazzi più grandi non hanno potuto più partecipare alle attività di riabilitazione perché i centri sono chiusi. Tutto questo ha pesato sulle famiglie ed è fondamentale parlarne per capire come aiutare queste persone».