Formazione ECM come strumento per migliorare la qualità dell’assistenza sanitaria. Le regole per un buon dossier formativo individuale

Formazione ECM come strumento per migliorare la qualità dell’assistenza sanitaria. Le regole per un buon dossier formativo individuale

«Non importa quale sia lo strumento con il quale si cerca di avvicinare la meta, che sia la formazione residenziale (RES), la formazione a distanza (FAD), la formazione sul campo (FSC) o l’auto-formazione, l’importante è raggiungere gli obiettivi pianificati», sottolinea Enrica Vizzinisi, docente corsi formativi ECM

 

In seguito all’attuazione di quanto decretato nel D.Lgs. 502/1992 e successivamente dal D.Lgs. 229/1999, il programma di Educazione Continua in Medicina (E.C.M.), a partire dal 1° gennaio 2002, è divenuto una realtà per tutti gli operatori sanitari.

In questo articolo ci avvaliamo dei preziosi suggerimenti della Dott.ssa Enrica Vizzinisi docente corsi formativi nell’ambito dell’educazione continua in medicina e human factors.

Sebbene in linea con i programmi internazionali di lifelong learning in ambito medico, il programma E.C.M. italiano si presenta, tuttavia, fin dal suo esordio con una peculiarità: è la prima e unica esperienza nel mondo di un sistema di formazione continua che coinvolge tutti gli operatori sanitari (non solo i medici), dipendenti o liberi professionisti di un Paese (circa un milione di operatori) e che è obbligatorio in quanto posto a garanzia delle singole professioni sanitarie e del Servizio sanitario nazionale nel suo complesso.

Nell’ambito del programma E.C.M., le attività di formazione continua non sono più rimesse soltanto alla sensibilità ed alla responsabilità del singolo, ma vengono correlate anche a specifici obiettivi d’interesse nazionale e/o regionale (i cosiddetti Obiettivi nazionali ECM, suddivisi nelle tre macro-aree: tecnico-professionali, di processo e di sistema) e quantificate in numero di crediti ECM minimi per periodo di riferimento (triennio).

Tra i principali attori del sistema di educazione continua in sanità abbiamo, infatti: la CNFC (Commissione Nazionale di Formazione Continua), i Provider ECM, i professionisti sanitari ed i cittadini.

La formazione continua in medicina diviene così a tutti gli effetti uno strumento per il miglioramento della qualità dell’assistenza sanitaria che deve necessariamente passare attraverso la valorizzazione del capitale umano. Una valorizzazione che si realizza, oltre che con l’esperienza, soltanto con un’attività di formazione e di sviluppo continuo della professionalità, strumento trasversale del Clinical Governance.

Tra gli obiettivi strategici che il programma ECM tenta di perseguire fin dalla sua costituzione troviamo, infatti, il costante adeguamento al progresso scientifico e tecnologico delle competenze professionali e delle abilità cliniche e tecniche di tutti gli operatori sanitari con la finalità di garantire efficacia, appropriatezza, sicurezza ed efficienza alle prestazioni sanitarie

MA COME FARE PER AVVICINARSI A QUESTA AMBIZIOSA META?

Costruendo un piano di aggiornamento, formazione e addestramento (dossier formativo) adeguato ai bisogni e alle esigenze del professionista sanitario e al contempo alle aspettative di tutte le parti interessate, un piano che, come ben delineato e ricordato nel Manuale sulla formazione continua del professionista sanitario (pubblicato sul sito Agenas il 06/12/2018), non deve, tuttavia, includere solo eventi ECM accreditati da Provider. 

Il 60% del debito formativo può essere di fatto sanato anche attraverso altre attività di tipo individuale, quali, ad esempio, l’auto-formazione, la formazione all'estero, il  tutoraggio, gli esoneri (riduzione del numero di crediti ECM triennale durante la frequenza, in Italia o all'estero, di corsi universitari o equipollenti, attinenti la propria professione), le esenzioni (riduzione dell’obbligo formativo in determinati casi di sospensione dell'attività professionale), i Bonus, ecc..

In particolare, di considerevole interesse la rilevanza data negli ultimi trienni alle attività di auto-formazione, consistenti nella lettura di riviste scientifiche, di capitoli di libri e di monografie non accreditati ai fini ECM che, per i trienni 2017-19 e 2020-22, possono arrivare fino al 20% dell’obbligo formativo triennale, valutando, sulla base dell’impegno orario autocertificato dal professionista, il numero dei crediti da attribuire.

Per perseguire gli obiettivi condivisi di qualità, sicurezza, efficacia ed efficienza, quindi, occorre innanzitutto coerenza rispetto al dossier formativo individuale che lo stesso esercente la professione sanitaria ha costruito a misura delle proprie esigenze di miglioramento e crescita sul portale Cogeaps (Consorzio Gestione Anagrafica Professioni Sanitarie) o rispetto al dossier di gruppo, nel quale è stato inserito. 

Non importa quale sia lo strumento con il quale si cerca di avvicinare la meta, che sia la formazione residenziale (RES), la formazione a distanza (FAD), la formazione sul campo (FSC) o l’auto-formazione, l’importante è raggiungere gli obiettivi pianificati.

Concludendo, infatti, è solo così che il programma di Educazione continua in medicina può veramente rappresentare un investimento per il cambiamento come fonte di innovazione e sviluppo, in quanto 

Follia sarebbe fare sempre la stessa cosa e aspettare risultati diversi!” [Albert Einstein]

CdA Podologi Roma e Provincia