L’ortottista nella riabilitazione visiva domiciliare

L’ortottista nella riabilitazione visiva domiciliare

Negli ultimi anni, sono emersi dei nuovi campi di interesse come la valutazione visiva domiciliare, la riabilitazione visiva domiciliare e la medicina a distanza: ne ha parlato Marco Sulfaro nel corso dell’evento ‘Innovazione e sostenibilità nella sanità territoriale grazie alle professioni sanitarie”

 

Nel Lazio sono oltre 160mila le persone con disabilità visiva o con vista fragile. Nell’età evolutiva, non avere i requisiti visivi minimi, significa subire un condizionamento in termini di apprendimento e di sviluppo neuro-psicomotorio. In età adulta, invece, questa disabilità incide sulla qualità della vita, l’indipendenza, la mobilità e l’autonomia. In questo contesto è centrale il ruolo dell’ortottista, professionista sanitario che, negli anni, ha sviluppato competenze, anche in contesti di multidisciplinarietà, che lo hanno reso indispensabile in altri ambiti valutativi e riabilitativi. Ricordiamo, in particolare, i disturbi specifici dell’apprendimento e quelle condizioni di vista fragile o ancor peggio di disabilità visiva che rappresentano delle cronicità anche per l’allungamento della vita media della popolazione.

“L’Ortottista - come spiegato dal Dott. Marco Sulfaro, nel corso dell’evento ‘Innovazione e sostenibilità nella sanità territoriale grazie alle professioni sanitarie’, organizzato dall'Ordine TSRM PSTRP di Roma e Provincia, presso la Regione Lazio - è la figura sanitaria che tratta i disturbi motori e sensoriali della visione ed effettua le tecniche di semeiotica strumentale oftalmologica. I campi d’azione riguardano la valutazione comprensiva di campagne di prevenzione, la riabilitazione visiva globalmente intesa (capacità percettive) e la riabilitazione delle abilità visuo spaziali (es. movimenti oculari e fissazione)”.

“L’intervento riabilitativo dell’ortottista non si focalizza sulla patologia, ma bensì sulla condizione di deficit che esita dalla stessa – aggiunge il dottor Sulfaro -. Valutare e riabilitare un paziente è un percorso che parte da un adeguato inquadramento funzionale e dalla riacquisizione di funzioni primarie ma che si orienta in relazione ai bisogni di chi è portatore di vista fragile o menomazione visiva portando ad esempio alla restituzione delle autonomie altrimenti perdute, l’inserimento sociale, alla comunicazione e la progettualità dell’individuo, migliorando la qualità della vita. Mentre in età pediatrica la riabilitazione visiva consente al bambino di utilizzare il canale visivo integrandolo nelle sue massime possibilità a sostegno dello sviluppo globale, diversa è la condizione che riguarda l’adulto. I pazienti anziani, presentano spesso delle comorbilità o coesistono delle pluridisabilità (Goldestein et al 2012)”.

Negli ultimi anni, sono emersi dei nuovi campi di interesse come la valutazione visiva domiciliare, la riabilitazione visiva domiciliare e la medicina a distanza (televisita, e teleriabilitazione). “Gli interventi domiciliari possono essere utili per individuare e consolidare strategie compensative (es. esercizi per ridurre l’impatto con lo scotoma) ottimizzare postazioni di studio o lavoro (es. scelta delle luci), verificare i risultati riabilitativi raggiunti (follow-up) o intraprendere dei percorsi riabilitativi che stimolano i processi di percezione (es. Perceptual learning). La teleriabilitazione può incrementare significativamente i trattamenti riabilitativi e ridurre le spese di viaggio per il paziente ed il carico per il caregiver (Ihrig 2018). Allo stesso tempo, è importante considerare la sfera psicologica del paziente che può inficiare l’aderenza ai protocolli (Sulfaro et al 2019)”, conclude l’ortottista.