La nuova rete ECMO della Regione Lazio al centro della relazione di Andrea Grottola, Presidente della CdA dei Tecnico della Fisiopatologia Cardiocircolatoria e Perfusione Cardiovascolare (TFCPC) di Roma e Provincia, durante l’evento “Innovazione e sostenibilità nella sanità territoriale grazie alle professioni sanitarie”
Ad ottobre dello scorso anno è stata avviata una rete ECMO nella Regione Lazio, attraverso l’allestimento di un’ambulanza e di un mezzo di supporto dedicati al servizio per connettere i 5 Hub ECMO regionali - ovvero San Camillo Forlanini, Policlinico Umberto I, Policlinico A. Gemelli, PTV e Sant’Andrea - ai propri Spoke afferenti e consentire la centralizzazione dei pazienti affetti da gravi insufficienze cardiache e/o respiratorie (che fondamentalmente non sopravvivrebbero senza ECMO). “Anche se non si tratta propriamente di medicina territoriale, è questo un esempio di potenziamento della rete Hub&Spoke dell’emergenza-urgenza che avvicina gli ospedali di II livello al territorio e che consente di trattare patologie gravi ed urgenti a prescindere dall’ospedale di primo accesso e quindi dal ‘territorio’ in cui un cittadino ha la fortuna o la sfortuna di abitare (parliamo dunque di equità di accesso all’assistenza sanitaria)”. L’esempio virtuoso è stato illustrato da Andrea Grottola, Presidente della CdA dei Tecnico della Fisiopatologia Cardiocircolatoria e Perfusione Cardiovascolare (TFCPC) di Roma e Provincia, durante l’evento “Innovazione e sostenibilità nella sanità territoriale grazie alle professioni sanitarie”, organizzato dall'Ordine TSRM PSTRP di Roma e Provincia, presso la Regione Lazio .
Per l’occasione il presidente Grottola si è anche addentrato nella descrizione del lavoro del Tecnico della Fisiopatologia Cardiocircolatoria e Perfusione Cardiovascolare (TFCPC) che “ha come fulcro delle sue competenze il cuore e il sistema cardiovascolare e, dunque, si occupa di diagnosi, prevenzione e cura delle patologie cardio-toraco-vascolari dal paziente neonatale al paziente adulto - spiega il presidente Grottola -. Lavora in ambiente chirurgico e in area critica per quanto riguarda la gestione della circolazione extracorporea in cardiochirurgia e nel percorso di donazione e trapianto d’organo e delle assistenze extracorporee di più lungo termine come gli ECMO, le assistenze ventricolari e i cuori artificiali per le gravi insufficienze cardiache e/o respiratorie. Lavora in ambito cardiologico come sonographer negli ambulatori di ecografia cardiaca e vascolare e ancora nelle sale e negli ambulatori di elettrofisiologia ed elettrostimolazione cardiaca (PM, defibrillatori, sistemi di monitoraggio, ablazioni) e nelle sale di emodinamica. Gestisce il recupero sangue intra-operatorio e le metodiche extracorporee ipertermiche per le terapie antiblastiche di vari organi/distretti corporei e le terapie renali sostitutive. Esegue e valuta i principali test di funzionalità cardiaca e respiratoria negli ambulatori e in medicina dello sport”.
Tornando al focus della Giornata, ovvero la Sanità territoriale regionale, il presidente Grottola ha sintetizzato i tre esami cardiologici strumentali fondamentali che riguardano principalmente l’area cardiologica della professione: l’elettrocardiogramma, l’ecografia cardiaca e vascolare, l’holter cardiaci e/o pressori (monitoraggio prolungato 24-72 ore). “Si tratta di approfondimenti diagnostici spesso indispensabili e prodromici ai consueti percorsi di cura dei pazienti più fragili (pensiamo ai malati oncologici, ai cronici, agli anziani) - aggiunge il Presidente - . Tutti possono essere effettuati presso il domicilio dell’assistito e tele-refertati anche immediatamente o nel giro di poche ore dal medico competente. Merita un approfondimento anche il monitoraggio remoto dei dispositivi cardiaci impiantabili (CIED; pacemaker, defibrillatori e loop recorder), reso oggi una realtà dall’evoluzione tecnologica e dell’intelligenza artificiale”.
“Le più importanti Società Scientifiche di Cardiostimolazione nazionali ed internazionali concordano nel sottolineare il vantaggio per il paziente che deriva dal monitoraggio remoto (HM) dei CIED in termini sia di riduzione degli accessi ambulatoriali che di aumentata qualità del livello di cura e assistenza. Già esistono esempi regionali molto ben strutturati per quanto riguarda l’HM dei pazienti portatori di CIED (il Covid ha rappresentato un grosso incentivo allo sviluppo di questo servizio). Non esiste però ancora un servizio di assistenza domiciliare associato alla telemedicina per tutte le fondamentali prestazioni indicate mentre in altre regioni già esistono programmi di questo tipo. L’investimento sarebbe esiguo perché basterebbero tre tecnici per gestire circa mille pazienti all’anno con il supporto di uno o due ospedali di riferimento a fronte di grandi vantaggi socio-sanitari”, conclude il Presidente Grottola.